I Tre Chiostri concedono la suggestione di scenari che aprono all’immaginazione ed alla memoria, impressa nella pietra, di quella che dev’esser stata per secoli la vita dei monaci Benedettini.
Il complesso abbaziale di San Pietro è caratterizzato da tre chiostri monumentali. Il primo fu progettato da Valentino Martelli nel secondo decennio del ‘600 e ultimato da Lorenzo Petrozzi solo nel 1705. Sobrio e spazioso accoglie i visitatori ed ospita l’ingresso della Basilica di San Pietro.
Il secondo chiostro, detto anche del Pozzo o del Capitolo, fu progettato da Francesco di Guido da Settignano. La sua realizzazione risale agli anni trenta del ‘500. Si caratterizza per un pozzo centrale, opera di Galeotto di Paolo di Assisi, eretto nel 1530.
In tutti i monasteri il Chiostro del Capitolo si chiama anche “Chiostro della vita comune” perché è attorno a esso che sorgono la chiesa, il capitolo, il refettorio, e le aule di scuola. Nelle adiacenze vi sono la biblioteca, l’archivio, la sala del fuoco, e lo scriptorium.
Il piano superiore è invece riservato al dormitorio o alle celle dei monaci, secondo la tipologia architettonica classica dei monasteri. Sotto il portico, sul lato difronte all’ingresso, si apre l’antico accesso alla Sala Capitolare, affiancato da due belle bifore. Attualmente, questa è il salone maggiore della Biblioteca di Agraria, detto “Mario Marte”.
L’ex refettorio
Oltre il secondo chiostro si trova l’ingresso all’antico refettorio, oggi usata come Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, dove vengono tenute Conferenze e cerimonie di laurea. Bellissimo il lavabo presente nell’anticamera, la cui mostra fu realizzata dal fiorentino Benedetto Buglioni nel 1487-1488 e raffigura la Samaritana al pozzo.
D’ammirare l’interno dell’Aula Magna, le tele con ritratti di pontefici benedettini, e nella parete di fondo, San Benedetto in gloria con gli angeli, dipinto su cuoio di Benedetto Bandiera.
Il terzo chiostro, detto delle Stelle, è opera dell’architetto perugino Galeazzo Alessi e risale al 1571. Di elegante e luminosa fattura, questo chiostro si apre verso il cosiddetto “orto medioevale” uno spazio verde che, oltre a ospitare interessanti specie arboree, mostra i resti dell’antica porta medievale di San Costanzo.